Saturday, September 12, 2009

LA COOPERATIVA SOCIALE ‘81 ASSISTENZA

L’ASSOCIAZIONE LABORATORIO BRENDOLA


continuano a promuovere





LA SCUOLA DI FORMAZIONE PERMANENTE

PER TUTTI I CITTADINI



Brendola 2009




CORSO DI EDUCAZIONE SANITARIA

Due serate al mese - dalle ore 20.30 alle ore 22.30 : presso centro sociosanitario

1° e 3° venerdì del mese, da ottobre a marzo. Con la messa a punto delle conoscenze dei partecipanti, breve relazione animata da schede, slide videoproiezioni, documenti,dispense; Approfondimenti e studio personale a casa.

Programma:

(02/10) Patologia renale ed epatica Dr. Giorgio Castegnaro

(16/10) Terapia e prevenzione Dr. Giorgio Castegnaro

(06/11) Malattie infettive Dr. Antonio Carlotto

(20/11) Malattie infettive Dr. Antonio Carlotto

(04/12) I primi tre anni di vita Dr. Roberto Gallo

(18/12) I primi tre anni di vita Dr. Roberto Gallo

(08/01) Diabete Mellito Dr. Vittorio Fantuz

(22/01) Terapia e prevenzione Dr. Vittorio Fantuz

(05/02) Patologia cardiaca Dr. Giovanna Stefani

(19/02) Terapia e riabilitazione Dr. Giovanna Stefani

(05/03) Assistenza infermieristica domiciliare Giovanni Caldonazzo

(19/03) Prevenzione traumi, cadute e fratture Dr. Giuseppe Visonà




CORSO DI ECONOMIA DOMESTICA

Due serate al mese - dalle ore 20.30 alle ore 22.30: presso ex ambulatorio dr. Visonà in piazzetta Russel

1° e 3° venerdi del mese, da ottobre a marzo. Con la messa a punto delle conoscenze dei partecipanti, breve relazione animata da schede, slide videoproiezioni, documenti,dispense; Approfondimenti e studio personale a casa su testi e dispense

Programma:

(02/10) Cucina con le erbe Maria Berica Bauce

(16/10) Alimentazione Gobbo Guido

(06/11) Cura animali domestici Gaetano Rizzotto

(20/11) Incidenti domestici Getrevi Francesco

(04/12) Risparmio e rapporti con le banche Zilli Guido

(18/12) Procedure servizi sociali Biolcati Anna

(08/01) Scuola e famiglia Paganin Gabriella

(22/01) Età evolutiva Paganin Gabriella

(05/02) Risparmio energetico Sergio Visonà

(19/02) Piante grasse e giardino Carlo Zanovello

(05/03) Diritto di famiglia Zuffo Antonella

(19/03) Uso del computer Visonà Giulio




CORSO DI ANIMAZIONE SOCIALE:

Due serate al mese - dalle ore 20.30 alle ore 22.30 : presso centro sociosanitario

2° e 4° venerdì del mese, da ottobre a marzo. Con la messa a punto delle conoscenze dei partecipanti, breve relazione animata da schede, slide videoproiezioni, documenti,dispense; Approfondimenti e studio personale a casa

Programma:

(09/10) Nuove solidarietà Giuliari Francesco

(23/10) Servizi sociali Anna Biolcati

(13/11) Anziani: attività e servizi Matteazzi Antonio

(27/11) Ricerca sostanze stupefacenti Dall’Olio Giuliano

(11/12) Anziani: nuovi approcci culturali Giuliari Francesco

(08/01 )Verso una società multietnica Pilati Agostino

(22/01) Handicap: quale futuro? Rigon Orfeo

(12/02) Esperienze di famiglia Ugo ed Elsa Molon

(26/02) Associazionismo Girardi Ruggero

(12/03) Le persone fragili Sandonà Giovanni

(26/03) La comunicazione Visonà Giuseppe




CORSO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE

Due serate al mese - dalle ore 20.30 alle ore 22.30 presso ex ambulatorio dr. Visonà in piazzetta Russel

2° e 4° venerdi del mese, da ottobre a marzo. Con la messa a punto delle conoscenze dei partecipanti, breve relazione animata da schede, slide videoproiezioni, documenti,dispense; Approfondimenti e studio personale a casa.

Programma:

(09/10) Diritto del consumatore Matteo Fabris

(23/10) Diritto del consumatore Iorio Stefano

(13/11) Storia locale Murzio Arcangela

(27/11) Storia locale Murzio Arcangela

(11/12) Patrimonio architettonico Muraro Dario

(08/01) La piccola e media impresa nel nord est Dal Monte Renzo

(22/01) Cultura e servizi Ghiotto Angela

(12/02) Lo statuto del Comune di Brendola Scarola Luca

(26/02) Regolamenti del Comune di Brendola Scarola Luca

(1203) Sicurezza sul lavoro Getrevi Francesco

(26/03) La nostra salute Liviero Alberto

L’impegno in termini di tempo può variare notevolmente da partecipante a partecipante, non tanto secondo la capacità di apprendimento quanto secondo l’organizzazione del lavoro e le pretese di ognuno in merito all’approfondimento dello studio. Ogni corso è strutturato in incontri bimensili. Ogni blocco od incontro è completo per cui si possono anche avere dei vuoti recuperabili senza compromettere il proseguimento della formazione.

I corsi previsti per il triennio sono

  • Educazione sanitaria
  • Animazione sociale
  • Economia familiare
  • Educazione ambientale

Libri, dispense, lucidi, saranno indicati e distribuiti ai partecipanti.

Sede degli incontri per i corsi sociosaniatari è il centro sociosanitario.

Sede degli incontri per i corsi di economia familiare ed educazione ambientale è l’ex ambulatorio medico dr. Visonà in piazzetta Russel

Segreteria amministrativa:

via Sarpi 1, telef. 0444 - 401317

Iscrizioni: dal lunedì al venerdì

orario dalle 8 alle 12 - dalle 15 alle 19 .

Costo per un corso 15 €. ( 10 € per corso oltre il primo)

Ogni partecipante può scegliere un proprio piano di studio fra le varie proposte e alla fine di ogni corso sarà rilasciato un diploma di frequenza.

Coloro che sono iscritti ad un corso possono partecipare occasionalmente ad altre serate ritenute di notevole interesse per la loro formazione.





UN SISTEMA DI ISTRUZIONE E FORMAZIONE PERMANENTE

Nel contesto europeo in questi ultimi anni l’istruzione e la formazione permanente, da settore marginale del sistema formativo, hanno assunto un’importanza cruciale, sia nei documenti politico-programmatici e nell’elaborazione di strumenti normativi, che nella progettazione e gestione di un’offerta formativa di tipo nuovo, diversificata, quantitativamente e qualitativamente in crescita.

L’elaborazione culturale in materia di education e le strategie educative perseguite dalle istituzioni attribuiscono sempre più un valore centrale al capitale umano, nella consapevolezza che l’istruzione e la formazione contribuiscono significativamente ad assicurare agli individui una crescita personale e professionale, mediante la concezione della formazione come processo che interessa le persone durante l’intero corso della loro vita.

I fattori che hanno accelerato, in questi ultimi decenni, la dinamica di tale processo sono essenzialmente di tre tipi:

- la possibilità che le nuove tecnologie dell’informazione e dell’istruzione offrono per una diffusione generalizzata e capillare dell’informazione e del sapere;

- le dinamiche tecnico-organizzative del sistema produttivo d’impresa che accelerano l’obsolescenza delle informazioni acquisite nella fase della formazione di pre-inserimento e comportano la necessità di periodici e ricorrenti aggiornamenti delle conoscenze e capacità professionali, con una crescita esponenziale della domanda di formazione in età adulta;

- la maturazione della concezione dell’istruzione e della formazione come risposta positiva ai rischi di disagio, esclusione ed emarginazione che toccano in particolare determinate fasce sociali.

Questi tre fattori, insieme ad altri di recente rilevanza (si pensi, ad esempio, agli effetti delle dinamiche demografiche), sono alla base anche del riorientamento dei sistemi istituzionali di istruzione e formazione, in almeno due direzioni:

- sul versante dell’istruzione scolastica si manifesta quasi ovunque la tendenza a passare da una filosofia dell’istruzione quale “fonte di conoscenza”, ad un’altra quale fonte di “apprendimento ad apprendere”;

- sul versante della formazione più specificamente professionalizzante, si tende alla creazione di processi sistematici di specifica formazione continua, con l’individuazione delle necessarie strumentazioni sia organizzative che finanziarie.

Nel contesto di una strategia complessiva di valorizzazione delle risorse umane, si può quindi considerare la formazione lungo tutto il corso della vita essenzialmente come una filosofia dell’istruzione–formazione che tende a rispondere positivamente alla necessità di dare, o ridare, all’uomo una posizione centrale nella vita economica, sociale e anche politica, in senso ampio, vale a dire una formazione quale condizione per una piena e consapevole espressione dei diritti di cittadinanza.

La formazione permanente, pertanto, si può ricondurre a tre esigenze - imperativi:

- un bisogno individuale di accesso permanente all’informazione ed al sapere (dimensione culturale);

- una necessità economica di aggiornamento costante della professionalità a tutti i livelli, nell’interesse sia delle imprese che dei lavoratori (dimensione economica);

- un’esigenza sociale di risposta positiva ai rischi di esclusione, disagio ed emarginazione (dimensione sociale).

La società moderna, infatti, si configura sempre più come una società del sapere e della conoscenza. L’individuo conta e si fa valere soprattutto per quello che sa: al di sotto di una soglia minima di informazioni e di conoscenze il soggetto rischia di entrare in una situazione di esclusione ed emarginazione.

Con riferimento alla dimensione individuale e a quella sociale del fenomeno, l’aspirazione dell’individuo all’informazione ed al sapere ed il ricorso alla formazione quale antidoto all’esclusione sociale sono esigenze permanenti, e come tali vanno soddisfatte. L’istruzione e la formazione costituiscono infatti, com’è ampiamente condiviso, dei valori base per la società in termini di equità, giustizia, parità di opportunità, responsabilità e partecipazione sociale. Le aspirazioni delle persone ad una piena e qualificata “cittadinanza”, le esigenze permanenti di qualità del capitale umano delle imprese, la tutela occupazionale e professionale dei lavoratori, la realizzazione di un pieno e completo

sviluppo personale degli individui anche nella fase di vita successiva a quella del lavoro rappresentano l’insieme delle ragioni che hanno spinto i governi di vari Paesi a rivalutare il ruolo chiave svolto dai sistemi di istruzione e formazione per assicurare una crescita personale e professionale mediante una politica di formazione permanente, che accompagni gli individui durante tutta la loro vita. Tale tendenza ha coinciso ed è stata alimentata da una serie di trasformazioni socio-economiche e più largamente “culturali” che hanno investito un po’ tutti gli Stati europei, seppure con forme e tempi differenti a seconda delle peculiarità territoriali dei singoli contesti nazionali. Tra questi recenti fenomeni l’accelerazione delle innovazioni scientifiche e tecnologiche, la mondializzazione/internazionalizzazione delle economie, il processo di globalizzazione, così come l’allagamento delle frontiere, i nuovi flussi migratori, l’espansione dei mezzi di comunicazione di massa e l’affermazione della società dell’informazione prima e della conoscenza poi comportano un ripensamento del sistema formativo verso una sua caratterizzazione sempre più estensiva e policentrica . Nel mutato quadro economico e sociale degli ultimi anni, infatti, si è venuta a configurare una nuova fase storico-culturale in cui l’accesso alla cultura, diventato necessità ineludibile per chiunque, richiede forme di conoscenza idonee a gestire la complessità caratterizzante il mondo contemporaneo. Anche definita come nuova era del “sapere” o della “conoscenza” (learning society, societé cognitive), tale fase ha dato rilievo crescente a un’idea di formazione pensata come processo di apprendimento per tutto il corso dellavita (lifelong learning), volto a rispondere ai bisogni, anch’essi permanenti, dell’individuo.

Negli ultimi due decenni si è assistito a numerose trasformazioni che, per la loro intensità, velocità e capacità pervasiva hanno portato la società contemporanea a configurarsi sempre più come società della conoscenza; è all'interno di tale contesto, all'insegna del cambiamento continuo, delle discontinuità e delle nuove opportunità, che l'apprendimento durante l'intero corso di vita è divenuto priorità fondamentale nell'agenda politica di molti Paesi e di organismi internazionali quali l'Unione Europea. E’ infatti possibile rintracciare, nelle politiche europee sviluppatesi in questi ultimi anni, la volontà di pervenire all'adozione di una strategia globale finalizzata a facilitare la transizione dei vari Stati membri dell’Unione verso un'economia e una società fondate sulla conoscenza attraverso lo sviluppo dei diversi sistemi nazionali di istruzione e formazione permanente.

A tal fine la Commissione europea, in particolare, si è impegnata nel creare una forte cooperazione comunitaria volta a garantire la partecipazione sociale di tutti i cittadini, mediante la realizzazione di pari opportunità di crescita e sviluppo personale e professionale per tutti, in un’ottica di equità e giustizia sociale. Le caratteristiche salienti di questa svolta epocale sono indicate chiaramente nel Libro Bianco Insegnare ad apprendere: verso la società conoscitiva ( Commissione Europea, Insegnare e apprendere verso la società conoscitiva, Lussemburgo , 1996). Inoltre, l’idea di un processo di apprendimento continuo lungo tutto il percorso esistenziale dell’individuo non ha solo contribuito ad incrinare la classica suddivisione tra le diverse fasi della vita in cui l’apprendimento può avere luogo (dall’infanzia, all’adolescenza, fino ad arrivare all’adultità ed alla senilità); ma ha anche avuto come duplice effetto, da un lato, il superamento di una concezione tradizionale della scuola vista quale unica agenzia educativa, luogo del “sapere” per eccellenza, dall’altro, l’abbandono di una suddivisione alquanto rigida tra percorsi “generalisti” di base e percorsi “professionali”, che costituiva il “vizio” di fondo di molti sistemi nazionali. Il nuovo impianto teorico e programmatico dell’educazione permanente, infatti, richiedeva una trasformazione radicale non solo dei modelli pedagogico-didattici tradizionali, ma anche delle modalità organizzative e di integrazione dei diversi sistemi formativi.

Come viene sostenuto nel Primo rapporto nazionale Cede su L’educazione nell’età adulta( Cfr. V. Gallina e M. Lichtner, L’educazione in età adulta. Primo rapporto nazionale Cede, Franco Angeli, Milano, 1996.) , in passato l’ambito della formazione orientata al lavoro, in tutte le sue varianti (qualificazione, riqualificazione, aggiornamento professionale, specializzazione) e quello della formazione generale in età adulta si sono a lungo ignorati, come due settori non comunicanti, uno volto a rispondere alle esigenze dell’impresa, “all’imperativo della produttività”, l’altro “disinteressato”, orientato allo sviluppo personale, all’impegno civico, all’esercizio della solidarietà.

Con il tempo, però, in molti Paesi europei le lotte politico-sindacali dei lavoratori (si pensi alla battaglia dei metalmeccanici italiani per le 150 ore) hanno contribuito al passaggio da una “visione prevalentemente compensatoria dell’educazione degli adulti, schiacciata sul recupero scolastico…ad un diffondersi di iniziative non formali, volte all’acquisizione di conoscenze generali, nell’ambito delle associazioni, per la partecipazione, la cittadinanza, lo sviluppo personale”. La straordinaria diffusione delle Università popolari, delle Università della terza età o dell’età libera, l’offerta di formazione permanente promossa nel terzo settore, sia nell’ambito del volontariato sociale, sia in quello culturalericreativo, così come la continua espansione della cooperazione sociale, dell’attività dei centri culturali delle donne e di tutta l’offerta formativa erogata dagli Enti locali, hanno dimostrato la volontà di partecipare ad attività educative funzionali all’arricchimento personale, ma non del tutto svincolate da un legame con il mondo del lavoro. L’istruzione e la formazione permanente non costituiscono, come si è sottolineato, soltanto il presupposto per la realizzazione di una società della conoscenza democratica - in cui tutti i soggetti abbiano le stesse opportunità per tutta la durata e in ogni aspetto della propria vita professionale e personale – ma anche una modalità per favorire l’occupabilità dei cittadini.

In proposito è auspicabile un coinvolgimento sempre maggiore nell’apprendimento permanente soprattutto degli individui con bassi livelli di istruzione e formazione in quanto, secondo i dati riportati nella Comunicazione della Commissione europea per la realizzazione di uno spazio europeo dell’apprendimento permanente, quasi 150 milioni di persone nell’Unione europea sono prive di un livello di istruzione di base e, come tali, sono fortemente esposte al rischio di emarginazione. Le conseguenze di un mondo in rapida e costante trasformazione, infatti, come Lengrand spiegava nella sua Introduzione all’educazione permanente del 1970( Cfr. P. Lengrand, Introduction à l’éducation permanente, Unesco, Paris, 1970.) , non comportano solo un’obsolescenza veloce del “saper fare” in campo professionale, soprattutto di quello tecnico-scientifico, ma anche del “sapere fare” e “saper essere” in campo più genericamente umano e sociale.

E’ così che l’idea di una “società educativa” in cui si possa assistere ad una progressiva democratizzazione e globalizzazione della domanda di conoscenza, per quanto ancora “utopica” (a fronte ad esempio del persistere di grosse sacche di emarginazione sociale), fa da sfondo ad una visione

dell’educazione intesa quale attività di apprendimento che accompagna l’individuo per l’intero corso della vita, mettendolo nella condizione non solo di sviluppare e aggiornare di continuo il suo “saper fare” professionale, ma anche di far emergere in ciascuno la capacità di “imparare ad imparare”.

L’apprendimento permanente, come ribadiscono i diversi documenti comunitari, è volto prioritariamente a rimuovere gli ostacoli che impediscono alle persone di accedere alla formazione e al mercato del lavoro o ne rendono difficoltosa la carriera, in un’ottica più generale di lotta all’esclusione sociale e alla disuguaglianza. L’obiettivo è di facilitare l’accesso di tutti gli individui, di ogni età, alla formazione, all’esercizio dei diritti di cittadinanza attiva ed al mercato del lavoro, mediante l’acquisizione e l’aggiornamento delle conoscenze, competenze e capacità necessarie per partecipare attivamente alla nuova società della conoscenza, caratterizzata da profondi cambiamenti economici, tecnologici e sociali.

L’apprendimento lungo l’intero corso di vita, oltre all’acquisizione delle competenze necessarie per lo svolgimento dell’attività professionale, contribuisce più in generale alla crescita e allo sviluppo della persona, intesa in tutti i suoi risvolti ed aspirazioni individuali e rappresenta un fattore determinante per favorire la competitività e la crescita economica, nonché la coesione sociale.

SCUOLA DI FORMAZIONE PERMANENTE

“Il piacere di imparare”

La scuola come sistema diffuso sul territorio si configura come un’interfaccia, come strumento di formazione, sollecitazione, verifica delle necessità e dei problemi tra i cittadini e le istituzioni. La formazione si colloca come snodo, all’interno di intrecci decisivi nella teoria e nella pratica sociale e politica, come elemento della dinamica di crescita e sviluppo personale e comunitario. L’identità e la funzionalità della scuola di formazione permanente sono date da un insieme complesso che va dai programmi, dagli orari, dalla continuità, dalle eventuali norme di valutazione e riconoscimento, dalla gestione culturale e didattica, dagli atteggiamenti ed aspettative dei partecipanti. La scuola si colloca in ogni caso in una società civile come servizio, come offerta e fruizione per la realizzazione di una base culturale condivisibile e da condividere nella gestione personale, comunitaria e territoriale della vita.

Si può parlare di sistema solo se l’esperienza si realizza in un’area territoriale ampia e riesce ad interessare una massa critica di persone e Comuni; si può parlare di sistema solo se la gestione è uniforme e i modelli applicativi si integrano in un ambito assai vasto. Una scuola del genere può interessare quanti credono che solo la crescita culturale collettiva sia presupposto a cambiamenti e miglioramenti sociali reali nel gioco di forze che regolano la comunità locale e nazionale. Le esperienze precedenti di scuole di varia natura ed orientamento hanno incontrato difficoltà ed ostacoli notevoli perché la gestione della mente si traduce in atteggiamenti e scelte non sempre ben controllabili e guidabili da chi governa le amministrazioni e lo stato. Solo in ambito religioso e nelle scuole confessionali l’appoggio ed i riconoscimenti si sono realizzati senza eccessive contrarietà, quale eredità di una antica e consolidata gestione della formazione. La società civile deve sostenere con ogni mezzo il servizio scolastico pubblico come base ed elemento fondamentale della qualità della vita. Nello stesso tempo chi crede che la crescita culturale sia lo strumento di una nuova civiltà deve integrare con proprie iniziative l’esistente senza delegare a nessuno spazi formativi essenziali per una visione del mondo integrale, condivisibile e paritaria. La cultura continua ad essere potere e come tale deve aumentare il numero degli aventi diritto per sviluppare giustizia, equità e benessere.

Direzione

composta

· da un referente della Cooperativa Sociale ’81 Assistenza

· da un referente dell’Associazione Laboratorio Brendola

· da un referente della Biblioteca Comunale

· dall’assessore alla cultura dell’Amministrazione Comunale

ha compiti di

reperire gli spazi necessari

stabilire gli orari delle lezioni

favorire la partecipazione

mantenere la più ampia rete di collegamenti

controllare la qualità della formazione

stendere i regolamenti (durata, modalità di iscrizione,)

promuovere il coordinamento del corpo insegnante

adottare libri, dispense e materiale didattico

gestire ed amministrare tutto il sistema

attuare un piano editoriale

certificare la partecipazione e l’adesione

realizzare i programmi, materie di insegnamento:

(sanità, volontariato, anziani, minori, handicap, storia, economia e risorse locali, arti e mestieri,..)

stilare proposte e suggerimenti integrativi dei programmi

SCUOLA DI FORMAZIONE PERMANENTE

“Il piacere di imparare”

DIDATTICA A BASE DI PROBLEMI – DBP

è un metodo didattico innovativo adottato in molti atenei esteri, tra cui Maastricht.

Qui uno dei pionieri è stato Jack Birner, oggi responsabile della ricerca "Innovazione nella didattica" presso il Laboratorio di scienze cognitive di Rovereto. Quest'anno DBP verrà introdotta in via sperimentale all'Università di Trento. Troppo spesso la scuola e l'università sono fonti di frustrazione anziché di stimolo al piacere di imparare di cui ogni essere umano è naturalmente dotato. Un bravo insegnante non cerca di motivare lo studente imponendo la propria autorità, bensì facendogli scoprire il perché delle cose. Dunque, per elevare la qualità della didattica bisogna migliorare la formazione dei docenti? Certo! Dopo 30 anni si può quindi affermare che con DBP si ottengono risultati migliori che con il tradizionale metodo di insegnamento. In Olanda la sua validità è riconosciuta dal mercato del lavoro e dagli studenti stessi che, per il quarto anno consecutivo, hanno giudicato il dipartimento di economia dell'Università di Maastricht come il migliore dell'Olanda. A Trento DBP verrà sperimentata inizialmente nel corso di Organizzazione e gestione delle risorse umane della Facoltà di Economia, ma è già allo studio la possibilità di estenderne l'applicazione ad altre facoltà.

Ma questo non è tutto. È anche necessario curare l'ambiente dell'apprendimento.

È questo il punto di partenza della didattica a base di problemi (DBP). Invece della tradizionale comunicazione a senso unico, dal docente attivo agli studenti che ascoltano in maniera passiva, questo metodo propone una interazione attiva tra i partecipanti mentre al docente spetta il ruolo più modesto di monitorare il processo d'apprendimento. Il libro di testo perde gran parte del proprio valore e i limiti disciplinari recedono: il corso si basa infatti su problemi, formulati, analizzati e risolti dai partecipanti stessi.

Questi si incontrano due volte al mese in gruppi di circa 12-20 persone, tra le quali eleggono un presidente che diventa responsabile dell'agenda e dell'andamento della sessione. I partecipanti si presentano senza una preparazione specifica poiché uno degli scopi del metodo è la mobilitazione di conoscenze preesistenti. Durante la seduta segue un breve testo (chiamato quesito) composto dal docente e distribuito all'inizio del corso.

Il lavoro prosegue con una procedura che si può suddividere in sette fasi.

1. Dopo l'eventuale chiarificazione di parole i partecipanti

2. passano all'individuazione del problema o dei problemi

3. La terza fase, che può essere paragonata all'elemento della variazione in un processo evoluzionistico, consiste nel trovare, mediante un'attività di discussione, un numero massimo di soluzioni possibili.

4. Per non ostacolare la creatività durante l'analisi di queste soluzioni, la selezione avviene separatamente tra docente e partecipanti. L'analisi del problema si conclude con la creazione di una lista di conoscenze necessarie e confrontate con quelle presenti nel gruppo per risolverlo

5. Individuare le differenze tra questi due insiemi fa parte della fase successiva, la formulazione degli obiettivi di apprendimento

6. ovvero i compiti che i partecipanti si autoimpongono: le conoscenze mancanti vengono cercate a casa, in biblioteca o nello studio di un eventuale esperto.

7. La riunione si conclude con una valutazione critica della procedura. All'inizio dell'incontro successivo le conoscenze acquisite vengono sperimentate, verificando se queste riescono a risolvere il problema.

In caso positivo si passa al quesito successivo; in caso contrario si può ricominciare l'analisi o proseguire lasciando il problema irrisolto. Godendo di ampia autonomia e disponendo di tempi limitati, i partecipanti devono imparare a organizzare in modo efficace la procedura di “soluzione del problema, mentre il compito del tutor consiste nel seguirli controllando che non si allontanino troppo dall'indirizzo del corso.

DBP è dunque un metodo anti-autoritario basato sull'idea che l'apprendimento è un processo sociale (ovviamente esiste l'obbligo di frequentare) e attivo, in cui prova ed errore (e quindi commettere errori) fanno parte integrante dell'apprendimento. Esso stimola l'autonomia e la motivazione dei partecipanti e favorisce l'imparare ad imparare; è inoltre stato scoperto che le conoscenze ottenute con DBP vengono conservate più a lungo di quelle acquisite con altri sistemi. Il metodo è stato sviluppato esplicitamente anche per aumentare le abilità nell'applicazione delle conoscenze, nell'interazione sociale (capacità di collaborare e comunicare con altri) e le abilità (auto)organizzative. Nella didattica la mimica e la gestualità che accompagnano le parole sono fondamentali, ma lo sono anche il flusso verbale, il volume e il ritmo della voce, le pose e gli atteggiamenti corporei. Un buon comunicatore non è tanto un buon oratore quanto un bravo ascoltatore. L’optimum è saper ascoltare, assumendo un atteggiamento empatico, e saper usare la comunicazione non verbale affiancandola a un efficace comunicazione orale e paraverbale. Ma questo implica una padronanza delle tecniche di ascolto, della sincronizzazione e della retorica. In ogni caso il concetto guida potrebbe riassumersi in “la persona che conosce insegna alla persona che non conosce”, una trasmissione di saperi ed esperienze tra concittadini.

IMPEGNO

Lo studio autodidattico della scuola di formazione permanente richiede un impegno giornaliero di ca. 1 ≠ 2 ore e complessivamente si tratta di 500 ore di studio annue per i quattro corsi in programma.

Lo studio autodidattico in un’epoca ≥satura≤ è poco di moda. Richiede tempo, pazienza con se stesso e disciplina. Ma è ideale per chi non può permettersi spostamenti e tempi vincolanti presso sedi fuori paese dovendo lavorare.

L’impegno in termini di tempo per lo studio può variare notevolmente da partecipante a partecipante, non tanto secondo la capacità di apprendimento quanto secondo l’organizzazione del lavoro e le pretese di ognuno in merito all’approfondimento dello studio. Ogni corso è strutturato in incontri bimensili per un totale di 12 momenti formativi. Ogni blocco od incontro è completo per cui si possono anche avere dei vuoti recuperabili senza compromettere il proseguimento della formazione.


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