Wednesday, February 15, 2006

ASSOCIAZIONI E GRUPPI

BRENDOLA

24 FEBBRAIO 2004

NASCE

IL CONSIGLIO DELLE ASSOCIAZIONI E DEI GRUPPI



Nella sala del centro sociale di Brendola su invito del dr Giuseppe Visonà sono presenti

LE SEGUENTI ASSOCIAZIONI E COMITATI DI BRENDOLA

ASSOCIAZIONE ARTIGIANI

C/o Zerbato Ezio, Via Cavecchie n. 22 36040 Brendola

tel. 0444/601127

ASSOCIAZIONE COMMERCIANTI

C/o Castegnaro Mario, Via B. Croce 41 36040 Brendola

tel. 0444/401454

ASSOCIAZIONE GENIERI E TRASMETTITORI D’ITALIA

C/o Graser Mario, Via Revese 44 36040 Brendola

tel. 0444/400088

ASSOCIAZIONE NAZIONALE LIBERA CACCIA

C/o Cracco Antonio, Via Santa Bertilla 51 36040 Brendola

tel. 0444/400606

ASSOCIAZIONE NAZIONALE PARTIGIANI

C/o Marello Renato, Via S. D’Acquisto 8 36040 Brendola

tel. 0444/601477

CHARITAS PARROCCHIALE

C/o Fidenzi Annamaria 36040 Brendola

tel. 0444/

CLUB ALCOLISTI

A.C.A.T. (Club Armonia) – c/o Orielli

A.C.A.T. (Club Speranza) – c/o Balin Otello

Piazza Del Donatore 36040 Brendola

tel. 0444/400470

COMITATO DI GESTIONE DELLA BIBLIOTECA CIVICA

C/o Luzzi Paola, Via Madonna dei Prati n. 5 36040 Brendola

tel. 393/3339904

COMITATO “SAN VALENTINO”

C/o Acco Mario, Via Monterosso 16 36040 Brendola

tel. 0444/409189

CONSIGLIO PASTORALE “MADONNA DEI PRATI”

C/o Brunello Giuseppe, Via Mascagni 53 36040 Brendola

tel. 0444/601006

CONSIGLIO PASTORALE “SAN MICHELE”

C/o Girardi Ruggero Via Baracca 36040 Brendola

Tel. 0444/

CORO ALPINO BRENDOLA

C/o Ghiotto Vittorio, Via F. Baracca n. 2/A 36040 Brendola

tel. 0444/400295

FEDERCACCIA

C/o Castegnero Giuseppe, Via Piave 42 36040 Brendola

tel. 0444/601402

GRUPPO AIDO

C/o Bertoldo Franca, Via Campanella 6 36040 Brendola

tel. 0444/400890

GRUPPO ALPINI BRENDOLA (A.N.A.)

C/o Bisognin Stefano, Via Piave 64 36040 Brendola

tel. 0444/400372

GRUPPO ALPINI VO’ (A.N.A.)

C/o Lovato Giancarlo Via Palladio 36040 Brendola

tel. 0444/

GRUPPO ARCHEOLOGICO BRENDOLA

C/o Zimello Igino, Via Roma 19 36040 Brendola

tel. 0444/400840

GRUPPO DONATORI SANGUE

C/o De Cao Carlo, Via Orna n. 54 36040 Brendola

E-mail presso SATTIN CARLA tel. 0444/601215

GRUPPO PROTEZIONE CIVILE “ORSA MAGGIORE”

C/o Lovato Renzo, Via San Valentino n. 24 36040 Brendola

tel. 0444/601304 – 347/6506278

GRUPPO SPORTIVO VO’

Parrocchia S. Stefano, Via Carbonara 30 36040 Brendola

tel. 348/7980105

I.O.D. IERI OGGI DOMANI (Insieme per il futuro)

C/o Canale Domenico, Altavilla Vicentina Via Genova 10/e

tel 0444/574872 cell 348-3135991

“LABORATORIO BRENDOLA”

C/o Visonà Giuseppe, Via Goia 7 36040 Brendola

tel. 0444/601928 0444/400187

FONDAZIONE P. MASSIGNAN –DOPO DI NOI – ONLUS

C/o Visonà Giuseppe Sede: Via Madonnetta 62 36041 Alte di Montecchio Maggiore tel. 0444/492415

POLISPORTIVA BRENDOLA

C/o Cicolin Giulio, Via L. Da Vinci 8 36075 Montecchio Maggiore tel. 0444/694765

Segreteria (Muraro Ornella, Via E. Fermi 15 tel. 0444/400009)

PRO LOCO DI BRENDOLA

Marzari Mauro, Via A. Dante 86 36040 Brendola

tel. 0444/400635

SALA DELLA COMUNITA’ DI VO’

C/o De Guio Carlo, Via C. Colombo 1 36040 Brendola

tel. 0444/409197 0444/401132

IL GABBIANO

COOPERATIVA SOCIALE S.C.A.R.L.

Via Meucci 18

36040 Brendola

Dopo ampia e prolungata discussione, sentito il parere di tutti i presenti, analizzate le varie ipotesi e soluzioni organizzative di cui abbisognano le associazioni ed i gruppi di volontariato, i presidenti a nome personale e delle loro associazioni e dei gruppi deliberano all’unanimità di costituire ufficialmente, con sede presso la sala consiliare del Comune di Brendola in piazza Marconi , il primo

CONSIGLIO

DELLE ASSOCIAZIONI E DEI GRUPPI DI VOLONTARIATO

Ed approvano e sottoscrivono lo statuto sociale allegato, operativo dalla data odierna, consegnato in copia conforme ad ogni aderente.

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Brendola 24 febbraio 2005

Si procede alla votazione e risultano eletti:

PRESIDENTE: Marzari Mauro,

VICEPRESIDENTI: De Guio Carlo e Visonà Giuseppe

SEGRETARI: Iloveri Lorena e Cenci Augusto

COLLEGIO DEI SAVI: Scarola Vincenzo, Sambugaro Gianni, Zimello Igino

TESORIERI: Roncari Rita e Bertoldo Franca


STATUTO

TITOLO I

DENOMINAZIONE - DURATA

Art. 1 (Costituzione e denominazione)

E’ costituito nel Comune di Brendola il Consiglio delle Associazioni e dei Gruppi

con sede presso la sala consiliare del Municipio in Piazza Marconi.

Art. 2 (Durata)

Il Consiglio delle Associazioni e dei Gruppi ha durata fino al 31 dicembre del 2030.

TITOLO II

FINALITA’ – OGGETTO STATUTARIO

Art. 3 ( Finalità )

Il Consiglio nel rispetto dell’autonomia riconosce pari dignità ad tutte le associazione ed gruppi.Ha come finalità ed impegno la ricerca dell’interesse generale, la promozione umana, la crescita sociale, l’integrazione e la partecipazione della comunità intera mediante l’utilizzo razionale ed intelligente di tutte le risorse umane e materiali disponibili. Opera inoltre ispirandosi ai principi di mutualità e solidarietà e si propone la gestione ottimale, in modo coordinato e funzionale allo scopo statutario, di tutti i servizi ed iniziative praticati e realizzati dagli aderenti. Il Consiglio non ha fini speculativi, non può aderire a partiti e può produrre regolamenti interni che devono essere approvati con il voto favorevole del settanta per cento dei presenti.

Art. 4 ( Oggetto )

Il Consiglio ha come oggetto:

  • Sensibilizzare, promuovere, sviluppare la crescita del volontariato in forma associativa
  • Far conoscere, pubblicizzare, documentare tutte le realtà organizzate del territorio.
  • Coordinare tutte le attività ed iniziative degli aderenti nel rispetto delle autonomie operative delle singole associazioni o gruppi che devono comunicare i loro programmi
  • Collaborare con enti, istituti, organizzazioni produttive, economiche, religiose e istituzionali che possono direttamente ed indirettamente fornire risorse umane e materiali ai propri aderenti
  • Gestire eventuali servizi utili allo sviluppo, crescita ed espansione delle associazioni e dei gruppi

TITOLO III

ADERENTI

Art. 5 ( Aderenti)

Il numero degli aderenti è illimitato e possono avere titolo all’adesione tutti i gruppi, le associazioni regolarmente costituite, che abbiano eletto democraticamente un presidente o un responsabile, secondo le proprie norme e regolamenti, che devono prevedere l’esclusione di fini di lucro e speculativi. Tutte le associazioni aderenti devono operare nel campo del volontariato, della promozione sociale, della crescita culturale e dello sviluppo umano della comunità. Al Consiglio può inoltre partecipare l’assessore competente per il sociale od in sostituzione altro rappresentante dell’amministrazione, senza diritto di voto.

Art. 6 (Domanda di ammissione)

La domanda di ammissione deve essere effettuata al Consiglio attraverso richiesta scritta, da parte del responsabile o del presidente, riportante le notizie sul gruppo od associazione.

Art. 7 (Recesso)

Ogni aderente può recedere liberamente previo preavviso scritto.

Art. 8 (Esclusione)

L’esclusione può avvenire su deliberazione del Gran Consiglio sentito il parere dei “Savi”

TITOLO IV

ORGANIZZAZIONE

Art. 9 (Elementi costitutivi)

· Il Consiglio

composto dai presidenti o loro delegati di ogni gruppo riconosciuto od associazione costituita. Elegge il Presidente, i due Vicepresidenti, i due Segretari, il Collegio dei Savi, i due Tesorieri. Si riunisce su convocazione del presidente ed ogni membro aderente è obbligato alla presenza. Delibera validamente con la maggioranza dei presenti.

· Il Presidente

Deve essere eletto con la maggioranza dei presenti e dura in carica due anni. Non può ricoprire lo stesso incarico per almeno 6 anni. Ha l’obbligo di convocare il Consiglio almeno 5 volte in un anno. Ha potere di rappresentanza e di presiedere le sedute consiliari.

· Due Vicepresidenti

Devono essere eletti con la maggioranza dei presenti e durano in carica due anni. Il più anziano sostituisce il presidente in caso di assenza o delega dello stesso. Non possono ricoprire lo stesso incarico per più mandati.

· Due segretari

Eletti sempre con la maggioranza dei votanti durano in carica due anni: il più anziano con l’incarico di verbalizzare ed il più giovane con il compito di curare la corrispondenza e gli avvisi di convocazione.

· Il Collegio dei Savi

Composto da tre aderenti eletti con la maggioranza dei presenti controlla l’operato del presidente e dei vicepresidenti. Sottopone al Consiglio la richiesta di esclusione di aderenti indegni.

· Due tesorieri

Eletti dalla maggioranza dei votanti rimangono in carica due anni. Sono obbligati a tenere il registro delle spese e delle entrate, relazionare una volta all’anno sulla situazione patrimoniale.

CORO ALPINO DI BRENDOLA

Il coro Alpino di Brendola è nato nel 1990 su iniziativa del locale Gruppo Alpini .

Attualmente è diretto dal Maestro Liviero Alberto ed è composto da una trentina di coristi.

Il gruppo svolge funzione aggregante nella vita del paese e rappresenta nel suo ambito una presenza consolidata nell’ambito nazionale ed oltre.

Si propone “ AMBASCIATORE DI BRENDOLA” non trascurando il sociale, partecipando a concerti e nelle Case di Riposo.

GRUPPO ARCHEOLOGICO

Il gruppo Archeologico nasce a Brendola nel dicembre del 1987, ha lo scopo di ricercare i vari siti di tutte le epoche, in particolar modo le più antiche, con il compito di segnalarli alle autorità competenti per una eventuale ricerca approfondita e divulgarli alla comunità.

Mappare tutti i siti esistenti.

Collaborare manualmente agli eventuali scavi da eseguire sotto la direzione e sorveglianza della Sovrintendenza.

Sistemare i reperti più significativi nel nostro museo sito presso Villa Piovene (sala consigliare ).

Promuovere incontri con le scolaresche e con la comunità

LABORATORIO BRENDOLA

L’ Associazione LABORATORIO BRENDOLA, costituitasi ufficialmente e legalmente in data 13 ottobre 1997, ha sede in Brendola. E’un gruppo laico, apartitico ed apolitico senza scopo di luco.

Svolge e promuove attività di ricerca, discussione, studio, informazione e formazione sulla realtà Brendolana.

In questi anni l’Associazione si è impegnata a promuovere e valorizzare attraverso alcune pubblicazioni il territorio, il patrimonio e la storia di Brendola.

Ha inoltre dato vita ad un “ PREMIO LABORATORIO BRENDOLA”, annuale, volto a dare riconoscimento e lustro a persone che, con impegno ed entusiasmo, hanno contribuito a far conoscere ed apprezzare il paese e la comunità.

Pubblicazioni a cura del Laboratorio Brendola:

- L’asilo di Brendola in villa Piovene (Publigrafica editrice, 1998)

- La Chiesetta Revese nella storia vicentina e brendolano (Publigrafica editrice, 1998)

- Brendola: Itinerari turistici tra Storia-Arte-Religione-Natura (Publigrafica editrice, 1999)

- VO’: Un borgo, un fiume, una comunità (Publigrafica editrice, 2000)

- Mestieri e consuetudini di un recente passato (Publigrafica editrice, 2001)

- Frammenti di civiltà: la casa rurale (Publigrafica editrice, 2002)

- L’acqua: Conquista vitale di una comunità (Centro Studi Berici, 2003)

GRUPPO FIDAS BRENDOLA

Il gruppo FIDAS nasce nel 1971 con lo scopo di promuovere la salute ed aiutare i malati attraverso il dono del sangue.

Con sede in Piazzetta del Donatore ad oggi ha 490 donatori attivi, durante l'anno l’opera di sensibilizzazione la si può incontrare durante le varie manifestazioni con la disponibilità e l'informazione dei volontari.

COMITATO SAGRA MADONNA DEI PRATI

La parrocchia Madonna dei Prati di Brendola ha per patrona la “ Madonna del Carmine “che ogni anno viene festeggiata la terza domenica di luglio.

L’ ex parroco don Mario Dalla Via, studioso e storico, riferisce che questa festa appare nei documenti del 1600.

Persone volenterose, insieme ai parroci che si sono succeduti hanno contribuito a tener viva la “devozione “ alla Madonna per oltre quattro secoli.

Tutti gli anni alla “terza “ di luglio è sempre stata constatata l’affluenza di una immensa folla che oltre ad onorare la Madonna del Carmine ha partecipato alle

manifestazioni conviviali e danzanti programmate. Il ricavato della manifestazione sopperisce alle spese della parrocchia.

ACCADEMIA ARTISTICA PAPPAMONDO

La compagnia teatrale è formata da attori provenienti da esperienze teatrali diverse. E’ registrata alla FITA di Vicenza sez. Veneto dal 2003. Ottiene più volte il patrocinio della Regione Veneto per la qualità degli spettacoli e per il supporto culturale del prodotto teatrale. Con la ricerca si è perfezionato lo stile teatrale per intraprendere un modo particolare di fare teatro. L’Accademia Artistica Mappamondo tiene laboratori di teatro e di lettura espressiva per le scuole e corsi per adulti ed insegnanti, con ottimi risultati di avvicinamento al teatro.

ACCADEMIA ARTISTICA PAPPAMONDO

Via Cantarella 49

36040 Brendola (Vicenza)

cell. 347/ 5405576

ASSOCIAZIONE NAZIONALE COMBATTENTI E REDUCI

L' Associazione Combattenti e Reduci nacque dopo la prima guerra mondiale con il ritorno a casa di migliaia di reduci dalla Grande Guerra. Tutti i vari comitati, a livello nazionale, affluirono nell’Associazione Nazionale. Da ricordare che il monumento in Piazza della Vittoria dove sono riportati i nomi dei caduti di Brendola venne edificato per opera dell’allora Amministrazione Comunale ma soprattutto dei reduci. Illustri nomi da ricordare sono: ten. Ferruccio Marzari, gen. Pasti che ora riposa presso il nostro cimitero.

Ora l'Associazione è erede delle patrie glorie, custode delle rimembranze organizzando le giornate in ricordo della liberazione e della fine della seconda guerra mondiale e tutte le cerimonie patriottiche.

A.N.L.C. (Associazione Nazionale Libera Caccia)

Il Circolo A.N.L.C. Sez. di Brendola si è costituito nell’anno 1980, con lo scopo di coinvolgere in varie manifestazioni i propri soci durante il periodo in cui il calendario venatorio ferma lo svago di ogni libero cacciatore. Da ricordare che tutti i soci partecipano attivamente alle attività organizzate dall’Amm.ne Comunale e dalle Associazioni di Brendola

GRUPPO ALPINI SAN VITO

Tre alpini furono gli storici fondatori del gruppo Alpini San Vito che sentirono l’esigenza di un gruppo di volontariato, ancor oggi numeroso, che si occupasse delle problematiche di tipo ambientale nel territorio di San Vito. Sempre disponibili in caso di necessità non solo nella loro frazione ma in tutto il territorio di Brendola. Oltre alle varie opere realizzate nella piccola frazione a favore della comunità il gruppo si distingue con la partecipazione all’emergenza terremoto che colpì il Friuli nel 1976. Tra le opere cui ha contribuito da citare il monumento ai caduti nel 1974, gli impianti sportivi di San Vito, una convenzione con l’Amm.ne Comunale per la cura del cimitero, dei sentieri, le fontane. Da ricordare la casa degli alpini, da loro voluta e costruita e dove ora tutta la frazione si ritrova per conferenze, incontri, dibattiti. Uno dei prossimi obbiettivi la ristrutturazione della cappella del cimitero.

GRUPPO AIDO

Nel 1987 si forma a Brendola il Gruppo AIDO Fabio Polo, la volontà di donare malgrado le molte perplessità fece sì che negli anni il gruppo si fece ed è tuttora promotore di una campagna di sensibilizzazione rivolta a tutta la popolazione.

Allora si formò il gruppo con ben 180 iscritti di cui l'80% giovani, destando l'interesse delle autorità comunali, e così il 18 ottobre 1987 ci fu la cerimonia ufficiale a San. Michele con la benedizione del gagliardetto; presenti le autorità comunali, il presidente provinciale dell'AIDO, i donatori AIDO e sangue e cosa più interessante il ricevente di quell'atto di amore fraterno testimonianza visiva e concreta. Dopo di che il gruppo continuò a crescere e da quel 1986 con il primo donatore, il nostro paese conta 7 donatori e nel nostro labaro 7 medaglie appese. Un grazie alla sensibilità dei volontari iscritti all'AIDO non tanto per ragioni folcloristiche ma per una scelta di vita basata sulla consapevolezza d'essere portatori e diffusori di una cultura di amore fraterno e aiuto vicendevole. L’adesione non comporta solamente manifestazione di un atto di volontà da concretizzarsi in caso di morte ma un impegno di sensibilizzazione di collaborazione da esprimere giorno dopo giorno affinché le situazioni possano essere seguite, segnalate e aiutate. La cosa importante è stata che nessuno di cui è stato chiesto di consentire il trapianto di un loro congiunto ha detto di no. E' una conquista unica ma abbiamo ancora bisogno di voi della vostra sensibilità e della vostra scelta di vita. Il nostro slogan è: chi dona gli organi ama la vita. Vogliamo sperare che molti di voi entrino nell'AIDO e ci aiutino a proseguire insieme verso un fine buono e giusto. Scopi e obbiettivi raggiunti lo saranno quando tutta la popolazione si dichiarerà espressamente o tacitamente favorevole ai trapianti "grande conquista della scienza a servizio dell'uomo" ed alla donazione "decisione di grande valore etico" (Giovanni Paolo II).

ASSOCIAZIONI ARTIGIANI DELLA PROVINCIA DI VICENZA

Oltre 20000 imprese artigiane, attive nella provincia, aderiscono all’associazione artigiani – confartigianato, un’organizzazione politico – sindacale apartitica e senza scopo di lucro che, oltre alla rappresentanza delle piccole imprese, svolge, a favore delle stesse, una serie di attività di categoria e di promozione per favorirne il progresso e lo sviluppo. Gli obbiettivi prefissi sono: rappresentare e tutelare gli imprenditori, sostenendo le loro azioni volte a migliorare il contesto economico e sociale in cui le imprese operano. Essere portatori di valori sulla base dei quali concorrere ad orientare e a progettare politiche di sviluppo che favoriscano il lavoro, il benessere e la qualità della vita. Diffondere la cultura d’impresa nel rispetto dei valori dell’artigianato, partecipando attivamente al “governo” del territorio, nell’interesse delle imprese e della società civile.

Thursday, January 12, 2006

Il Castello di Brendola

ASSOCIAZIONE LABORATORIO BRENDOLA

2005



L’associazione Laboratorio Brendola

Ritiene che dibattere, discutere, comunicare informazioni, trasmettere notizie sia un’attività culturalmente e socialmente utile.

Abbiamo di conseguenza raccolto notizie sul Castello e preparato questo piccolo opuscolo a disposizione di tutti.

Il Castello

Nell'immaginario popolare, il Castello, sito remoto e spesso inaccessibile, è luogo di vicende straordinarie, di fatti inconsueti e di avvenimenti decisivi. Fa da sfondo a tante fiabe della nostra infanzia, lusingando, con i suoi scaloni e le grandiose sale illuminate, i pensieri verso paesi ignoti e strade meravigliose; verso noi stessi.

Ammalia con le avventure medievali di Cavalieri e di Dame; di merli, feritoie e ponti levatoi; incanta con i racconti di caccia e i canti dei Menestrelli; sospinge la fantasia del ragazzino verso imprese epiche, solitarie e vittoriose. In contrapposizione a tante immagini dei mass- media, non si cancella, con il tempo, ma resta nel panorama dei desideri umani, simbolo dei sogni più veri, delle rinunce più brucianti.

A Brendola un Castello si leva, alto e severo, sulla sommità di una collina, a guardare la Pianura. Venendo da Lonigo e figgendo gli occhi verso l'ondulato dispiegarsi dei Berici, tutti poggi e insenature, il viaggiatore scorge, davanti a sé, al di sopra della linea dell'orizzonte, quasi in trono, un robusto torrione che eleva, sulla sottostante struttura di incastellamento, la sua malandata presenza: una sfida. La conformazione del suolo in colline degradanti, la collocazione della Chiesa Arcipretale e lo srotolarsi dell' abitato lungo il costone di displuvio, definiscono il paesaggio in un'aura solenne e dolce a un tempo. La visione da cartolina appaga, incanta e si fa anche seme di curiosità. Perché?

II Castello e tutto il Colle intorno dormono avvolti in un manto di oblio e quasi di mistero. Tra la Rocca e l'ubertoso Paese disteso ai suoi piedi, sembra regnare un distacco, un diaframma di Kafkiana memoria.

Come nel Castello dello scrittore tedesco, il Colle non si lascia scrutare, nasconde il suo vero essere, serba con pervicacia i suoi segreti. Varcare il recinto del Maniero non é lecito: legato al Paese da oltre mille anni di storia, il manufatto presiede all'impenetrabilità del Sito, quasi metafora onnipresente dei rapporti umani.

Per me, nata e vissuta a Brendola, il Castello é sempre stato una presenza buona, amica. Fino agli anni cinquanta, quella torre quadrata, sbocconcellata e solitaria, simile a un dente cariato, illuminandosi ai primi raggi del mattino, fungeva da orologio e da custode per tanti bambini che, recandosi a scuola a piedi, scendevano e salivano colli. Le imponenti mura di cinta, con i severi barbacani, i cortili interni, gli anfratti si proponevano per scampagnate domenicali, ricche di sorprese. Ricordo le mura prospicienti la Valle sul Rio Spesse, incoronata di monoliti rotondi in pietra tenera. Si apriva sui silenzi di basalto sopra lo scarantare del torrente. Laggiù c'erano l'Orco, l'Omo salbego, le Anguane e il Salbanelo.

Storia e "storie", racconti e leggende ruotano intorno al rilievo, come a tutti i Castelli della Provincia. Ne fanno testimonianza gli scritti di molti Uomini illustri quali Maccá, Morsolino, Cabianca, Lampertico. L'ultima fatica con risultati pregevoli é stata quella di Don Mario Dalla Via.

Ma il conoscerne la storia e le leggende non ha risvegliato in noi Brendolani una curiosità vera e costruttiva, in grado di stabilire con la Rocca un legame meno superficiale del passato. A differenza di tanti Castelli del vicinato, il nostro sembra bruciare ancora del fuoco dissacratore del 22 luglio 1514, dell'oblio ad ogni costo. L'intervento risanatore degli anni '80, ha sicuramente evitato un ulteriore dirompere dell'usura sugli elementi antichi del torrione: il dentista ha otturato la carie. Ma gli interventi ipotizzati, sull'onda dell' effimero interesse, non hanno raggiunto mai il livello di progetto; e sul Castello é tornato il silenzio.

Da allora la zona della Rocca e il tempo hanno stabilito uno strano sodalizio: il secondo le garantisce riservatezza e quiete tra l'intrico del verde ; la prima cede in cambio, a poco a poco, tutta la sua ricchezza in pietre, portali, gradinate...

Negli ultimi mesi, un fulmine malandrino se l'é presa con i mattoni di ristrutturazione della torre. Bello spirito, o critico d 'arte, la scarica elettrica si è accanita sull' assetto d'angolo; la pioggia ha fatto il resto. Cosi alcuni mattoni "stan come color che son sospesi" lassú, tra cielo e terra, in attesa; come i Signori Maran, nelle case di sotto. Un Castello che se ne va un poco al giorno e un Paese che non se ne accorge. Magari del Castello viene buona l'immagine, come emblema; magari per sapere dei castelli medievali, si va in gita scolastica altrove. Ci sono tanti modi per "non entrare nel Castello"; anche quello di lasciarlo dirupare, spegnersi nell'indifferenza.

L'ultima mia visita al Summa Ripa l'ho compiuta ai primi di ottobre dello scorso 2004, nell'opulenza dell'autunno. Visto dal Lavo, l'imponente costruzione quasi un monolito, si mostrava in tutta la sua regalità, cui contribuivano i verdi ontani, le gialle acacie e la rossa uva spina. Al pianoro del Castello, alcune persone in visita, bloccate dal divieto d'accesso ai cortili interni della Rupe, profondevano in ammirazione per i declivi sottostanti contigui e continui, fino alla depressione del Palú. Allora per un attimo ho chiuso gli occhi. Davanti a me stava la Collina nel suo fervore di vita, nella ricchezza di cinte murarie e di case, dal Lavo alla Chiesa; altre cinte verso l'altura; infine la Rocca incastellata con le torri e le mura merlate. Gente andava e veniva, lavorava, viveva; non gente estranea: nonni lontani, i nostri avi. Al di là della ricostruzione fantasiosa e delle mie opinioni personali, la storia della Nostra Rocca e della Collina che la ospita, é la storia di Brendola.

La struttura del Castello ha ancora molto da raccontare alle nuove generazioni; e il rilievo, con i suoi declivi terrazzati custodisce una storia ancora più lontana nel tempo, ma non meno interessante, di uomini, fatiche e conquiste, tra vallette amene e fertili, a solatio, ricche di reperti archeologici. La Valle sul Rio Spesse, sul versante sottostante la Rocca, ospita, in aggiunta, specie floricole rare e racchiude un vero e proprio giardino botanico naturale.

Sognare, anche per un attimo, fa bene.

Un Archeoparco sulla Collina del Castello, con percorsi pluritematici, per cui convivano e rivivano immagini di epoche diverse, forse costituisce un sogno,ma anche il più bel regalo che Brendola potrebbe fare a sé stessa; e un biglietto di visita per incantare chi viene da fuori.

Quando si pronuncia il nome BRENDOLA, il pensiero corre subito al suo castello, e probabilmente da quando uomini del passato si stanziarono in questo luogo per dedicarsi prima alla caccia e alta pesca, vivendo in capanne di paglia o in grotte come questa che si trova a 50 m. dal castello, e poi all'agricoltura ed al commercio, (ritrovamento di numerose selci e ceramiche in terracotta intorno al castello), segno eloquente della presenza e dell'attivistá di uomini vissuti molto lontano nel tempo, dal neolitico passando per i periodi del bronzo, del ferro, per l'era romana fino ad arrivare al medioevo.

Tra il XII° ed il X° secolo avanti Cristo sulle pendici del Colle Summa Ripa-Castello Brendola si insediano gli antichi Veneti e lì vi rimangono a lungo.

Nel IV° e III° si va delineando una progressiva perdita di identità nella cultura veneta locale a causa della pressione delle genti celtiche. I Celti Cenomani invadono la pianura padana nel 388 a.C., ma era già documentata da corredi sepolcrali la loro presenza a Montebello Vicentino. Per i Veneti, sullo scorcio del III° secolo si profila un nuovo interlocutore: il popolo Romano, cui i Veneti danno un aiuto in occasione della guerra romana contro i Celti Boi. E’ il 225 a.C.. L’alleanza sarà destinata a diventare collaborazione e poi integrazione del territorio Veneto e dei Veneti nell’ambito romano.

Nel II° e I° secolo a.C. Veneti e Cenomani si alleano con i Romani contro gli Insubri ed i Boi. Dopo la discesa di Annibale nel 218 a.C., i Romani intervengono a sud del Po lasciando il Veneto alleato ancora libero e federato.

“Summa Ripa” dovette essere punto importante di riferimento allorquando Roma, costruendo la via Postumia (148 ac.), portò la sua civiltà e lo sviluppo fin quassù ( si vedano anche i numerosi insediamenti nel nostro territorio e nei territori confinanti). Tutto il traffico proveniente da Milano, Verona e dalla bassa padana da un lato e da Vicenza, Treviso, Padova, Aquileia, in sintesi dal nordest dall’altra ed il traffico delle vallate del Chiampo e dell'Agno necessariamente confluiva nella strettoia formata dai Lessini da una parte e dai Berici dall'altra.

“Summa Ripa”, posta sul lato dei Colli Berici di tale strettoia, costituiva un punto assai importante di osservazione e di segnalazione: nonché un punto sicuro di presidio, un grosso masso di pietra calcarea dai fianchi a picco da ogni" parte tranne che da settentrione.

Luogo di rifugio e punto strategico assai importante dovette essere nel periodo delle invasioni dei barbari che segnarono la fine dell'impero romano (476 dc.) e come tale non dovette essere trascurato dai Longobardi se, su quella località favorirono il sorgere della prima Chiesa plebana dedicata al loro santo protettore, S. Michele

La costruzione dei castelli era prerogativa regia, cioè di quegli imperatori tedeschi divenuti padroni d'Italia dopo il dominio dei Carolingi (744 - 888 dc) subentrati ai longobardi.

Nel X° secolo dunque si affermò nel vicentino il dominio feudale dei Vescovi proprio attraverso quei castelli che erano, (come il nostro) simbolo di unità, stante la grande anarchia imperante

E' verso l'anno 1000 che si cominciano ad avere documenti scritti riguardanti il castello, documenti che ce lo presentano come proprietà dei vescovi vicentini, donato dagli imperatori. In un diploma dell’imperatore Ottone III viene citato il nome di Brendola e la concessione a favore del Vescovo Vicentino Girolamo del castello. Nel 1084 abbiamo un altro diploma dell’imperatore Enrico IV di stanza a Verona che conferma al Vescovo Ezzelino il possesso del castello ed altri riconoscimenti. Certamente in questo periodo si annoveravano le presenze di tre siti di rilievo: Scarantello, Bregolo e S.Marcello.

- Nel 1108 una fazione di Vicenza, scontenta del governo e della tirannide del vescovo Torengo alleatasi con il Conte Uberto Maltraverso si impadronisce del Castello. Il vescovo Torengo con l’aiuto dei Da Vivaro recupera la rocca e torna al potere con l’aiuto dell’imperatore Enrico V. La sua permanenza a Vicenza dura poco e deve tornare a Brendola nel castello ben fortificato con ampliamento della cinta muraria e spazi atti ad ospitare una guarnigione stabile.

- Nel 1184 su mandato dei Conti e dei Vivaresi viene ucciso il vescovo Beato Giovanni de’ Surdis, detto Cacciafronte ed il suo assassino, si rifugia nel nostro castello, che diviene proprietà del nuovo Vescovo Pistore. Abbiamo un documento del 1187 in cui il Comune vende su incarico del vescovo Pistore due campi di bosco nella zona di Arcomagna.

- Nel 1194 il Vescovo Conte Pistore avendo contro la città, aizzata da Ezzelino II da Romano e capeggiata dal podestà Jacopucio Bernardi, fugge di notte e si rifugia nella nostra rocca. Da qui tenta la riconquista della rocca di Altavilla in mano ai suoi avversari il ConteUguccione Maltraverso e il Conte Guidone d’Arzignano con conseguenze nefaste: la distruzione della rocca di Altavilla e la successiva morte del Pistore.

- Nel 1215 Il vescovo Zibiolo ripara a Brendola

- Nel 1227 Vicenza viene occupata dagli Ezzelini ed il Vescovo Manfredo trova rifugio a Brendola

- Nel 1239 grande riunione dei vassalli del Vescovo nella Rocca.

- Nel 1250 Ezzelino III da Romano occupa il castello dove rimane per dieci anni incassando tributi e balzelli.

- Nel 1262 iI Vescovo Bartolomeo , eletto subito dopo la scomparsa di Ezzelino, convoca nella piazza presso la Rocca di Brendola, un'assemblea e nomina sei cittadini del paese per far luce sulla giurisdizione Vescovile. Al vescovo vengono riconosciute le proprietá della Rocca e del Castello, oltre a tutti i diritti comitali sull'intero distretto. Nella medesima vicinia,vengono elencate tutte le prerogative del Vescovo sul territorio, tutti i diritti e tutte le proprietá. Alla Chiesa di San Michele viene riconosciuta la decima. In un atto successivo, il Vescovo Bartolomeo affitta l'intero complesso al Comune. Agli abitanti di Brendola, il Castello servirá come deposito delle derrate nelle"canipe", al prezzo di due denari veronesi per canipa .

- Nel 1266 Vicenza cade sotto il controllo Padovano dei Da Carraro. II Vescovo Bartolomeo si ritira periodicamente a Brendola, dove trova rifugio e riposo nella Rocca ( nonché qualche boccale di vino ussolaro e i buoni " marsoni" -ghiozzi- dello Scaranto Marzabó).

- Negli anni1281, 1283, 1284 e alcuni mesi durante il 1285 vi soggiorna sicuramente. Poi parte per Roma, in cerca di aiuto contro il "governo"cittadino. Qualche storico attribuisce al Vescovo da Breganze, la costruzione del Palazzo Vescovile, grazie alle frequenti visite e soste nel Castello. L'investitura, quindi, pur se riconosciuta dall'imperatore, é effettuata e sostenuta dal Papa, anche per gli aspetti politici ed economici.

- Nel 1287 Papa Martino IV deplora i gravi danni e le ruberie perpetrate ai danni del Vescovo Bernardo Nicelli(1270-1287), (che ha sostituito il Beato Bartolomeo da Breganze)" in castris locis et villis" e fa riferimento in particolare, alle razzie nel castello di Brendola, dove il Vescovo ha cercato rifugio dagli sgherri Padovani. Le parole di biasimo si ripetono anche con il Papa Nicoló IV che lamenta le rapine ai danni del Vescovo Pietro Saraceni.

- Negli ultimi mesi del 1311 l'imperatore EnricoVII con il plenipotenziario Aimone, vescovo di Ginevra, entra in Vicenza. Al suo seguito cavalcano Alboino e Cane della Scala cui fa seguito un piccolo esercito di soldati veronesi. Comincia cosi il dominio degli Scaligeri sulla Cittá Berica e su tutto il territorio vicentino e cessa quello Padovano. I Padovani perdono cosi l'acqua del Bacchiglione, che i Vicentini fanno defluire altrove.

- Nel 1312 il Castello Vescovile di Brendola subisce l'asportazione dei beni mobili. II vescovo, Altegrado di Lendinara, fugge a Padova, costrettovi dall'ostilitá del Comune cittadino, e del Vicario imperiale; si spegnerá a Padova nel 1314, senza piú tornare a Vicenza.Papa Clemente V protesta indignato per l'atto vandalico e si rivolge all'linperatore Enríco VII di Lussemburgo e al Vicario Imperiale Vanni Zeno da Pisa, lamentando l'offesa recata al Vescovo Altegrado da Lendinara "nel Palazzo interno al Castello di Brendola".(danneggiamento). Intanto Cangrande I della Scala, che dal 1312 é divenuto il terzo Vicario Imperiale di Vicenza, esercita un potere dispotico. I Padovani non nascondono la loro ostilitá e incitati da Altegrado, preparano la riconquista mentre Cane fíacca Vicenza e Provincia con lotte di logoramento.

- Nel 1313 Memorabile intervento predatorio. Nel giugno di detto anno i Padovani marciano contro il Conte Scaligero. Raggiungono Montagnana e Cologna, dove lasciarono solo rovine; poi si dirigono verso Verona. Qui la Cittá resiste e i Padovani, furibondi e per niente sazi di prede e morti, "fanno vela" verso Vicenza. Attraverso la Via Postumia raggiungono Montebello. Ma qui li attende Cangrande. La battaglia semina distruzione nelle campagne di Brendola e Meledo. L'esercito padovano assale Brendola e dá fuoco all'abitato. L'incendio della Rocca non é sicuro, ma probabile. Bruciano anche Montecchio Maggiore e il castello della "Bastia", che tuttavia non va distrutto. Poi, attraverso lo "Scaranto Strabuzzeno", gli assalitori raggiungono Barbarano e tornano a Padova.

- Nel 1335 Brendola, roccaforte giurisdizionale, economica e patrimoniale dei Vescovi di Vicenza, si allea con Montecchio Maggiore, Montebello e Arzignano contro gli Scaligeri. Guida i ribelli Giacobino d'Arzignano con il Vescovo Biagio da Lionessa. Per sfuggire a Mastino della Scala, il Vescovo si rifugia in territorio brendolano. Qui, impadronitosi del Castello, allontana il presidio di soldati vicentini, fedeli al Signore di Verona, vi si serra, e, a titolo personale, detiene il maníero e lo gestisce fino a circa il 1343. La ribellione, d'altronde, gode l'appoggio politico-militare-fínanziario delle due alleate Venezia e Firenze: il Vescovo chiede l'aiuto del Capitano Pietro Rossi Parmigíano della Lega Veneto-Fiorentina. Corre voce che il prelato, in quel di Brendola, non conduca vita morigerata e che , anzi, sotto la sua guida, il Castello si trasformi in un covo di ladri, cortigiane e assassini. La voce, senza dubbio esagerata, alimenta tuttavia le dicerie popolari che vi ricamano storie. Nel frattempo la giurisdizione viene officiata da un rappresentante vescovile. L'esercito veneto-fíorentino, guidato dal Capitano Pietro Rossi Parmigiano, interviene in aiuto del Vescovo Biagio da Lionessa. Lo Scaligero viene sconfitto e deve scendere a patti. Si giunge cosi alla Pace di Venezia nell’anno 1339.

- Nel 1353 ritornano gli Scaligeri con Mastino II° della Scala che conserva il controllo su Vicenza e il suo distretto. Brendola e il suo Castello, tuttavia conservano una propria indipendenza e autonomia. Qui risiedono funzionari e rappresentanti(gastaldi) vescovili, che operano a nome del Vescovo Biagio da Lionessa. L'assenza da soggezioni esterne dura circa quattordici anni(1335-1347). "Dopodiché trattó con lo Signore de Padua de darghe la Rocha de Brendula et gettó in lo focho tutte le scritture della giurisdizione che aveva il vescovado in la Villa de Brendula le quali erano sulla Rocha."(C. Quarti: -Lettera aperta a messer lo Vescovo di Villabalzana).

- Nel 1343 pertanto, si registra, al Castello di Brendola, la presenza dei Da Carrara di Padova e la successiva cessione della Rocca e del Paese all'egemonia Scaligera (1347). Gli Scaligeri, dopo la pace di Venezia, intervengono sulle strutture murarie dei Castelli di Arzignano, Montebello e Montecchio. La cortina muraria viene rinforzata, i siti vengono resi piú confortevoli e adatti a ospitare permanentemente un drappello di militari. II Castello di Brendola, invece, subisce poche modifiche architettoniche: una é costituita dalla manomissione della porta d'ingresso, con l'uso di mattoni in cotto. D'altronde i della Scala vantano diritti sulla zona: la Rocca di Arzignano è lasciata loro in eredità dal Conte Sigonfredo nel 1322; quelle di Montebello e Montecchio Maggiore per trasferimento di competenze tra il Comune di Vicenza e il Podestà scaligero di Vicenza; quella di Brendola per trattativa, dopo lotte sanguinose. Dopo l'intervento Scaligero, nella zona tra i Berici, i Lessini e la Valle del Chiampo, si ergono ben cinque Castelli: uno ad Arzignano, Montebello e Brendola; due a Montecchio Maggiore, sulle rovine dell'antica "Bastia": sono i castelli "scaligeri". Nel Castello di Brendola, come in altre zone importanti del territorio vicentino (Marostica, Schio, Barbarano, Brendole, Arzignano ecc.), a gestire l'ordine e a mantenere efficiente la Rocca, presiede un Capitano, o ufficiale. Tra i castellani vanno ricordati Ambrosio Soardo (1387-1404), Ambrosio(quondam) Betini e Ser Guidone e il figlio Francesco. Ben presto, tuttavia, i Capitanati vengono sostituiti dai Vicariati, giurisdizione di minor estensione e con compiti civili di primo grado.

- Nel 1377 gli Scaligeri hanno il merito di aver organizzato il territorio in ben 13 Vicariati civili. La struttura organizzativa si mostra molto efficiente e dura per molto tempo: cessa infatti con il trattato di Campoformio nel 1797. Brendola é sede di Vicario, diventa quindi Vicaríato e comprende, sotto la propria competenza: Lapio, Fimon, Pilla, Arcugnano, Grancona, Meledo, Villabalzana, Longare, Valmarana, Pianezze, Altavilla. Il Vicariato trova sede amministrativa nella Villa del Vicario, sul Colle San Marcello e continua, come istituto, anche sotto la dominazione Viscontea.

- Nel 1387 abbiamo a Vicenza come a Brendola Gian Galeazzo Visconti che muore nel 1402 dando inizio alle “ Dedizioni” a Venezia

- Nel 1413 il castello di Brendola viene assalito dagli Ungari e danneggiato gravemente come quello di Arzignano e Montebello

- Nel 1436 i Brendolani avevano accumulato riserve e scorte all’interno del Castello che il Piccinino, al servizio dei Milanesi, prima di abbandonare il territorio vicentino, saccheggiò completamente. I comandanti veneziani Sforza e Gattamelata accampati a Montebello dopo la battaglia inviarono Manelmi per verificare se l’accusa di favoreggiamento aveva un fondamento o i brendolani erano stati vittime del nemico. Il Doge Francesco Foscari attraverso il notaio Matteo Scolari, non solo perdona ma concede l’esenzione delle tasse per due anni. Viene anche richiesta alla popolazione la manutenzione del Castello.

- Nel 1513 la Rocca, durante l’occupazione asburgica, viene tolta ai Veneziani e data in mano agli Spagnoli, che il comandante Morellione Spagnolo abbandona spontaneamente l’anno successivo.

- Nel 1517 L'incendio del Castello. Venezia non dimentica il pericolo corso durante la guerra della Lega di Cambrai I castelli sono un punto di forza ma possono diventare inespugnabili e pericolosi in mano nemica. Ordina pertanto lo smantellamento delle Rocche fortificate. Il Castello di Brendola viene fatto incendiare da Bartolomeo d’Alviano il 22 luglio 1517. Lo storico cosi afferma: Geronimo Marola da Vicenza, con molti compagni, per nome de San Marco bruxa el castello de Brendola e quello de Montecchio Mazore perché li Spagnoli, nè Todischi non ge posse stare né abitar dentro".

- Nel 1814 dopo secoli d'abbandono, il Castello torna a interessare lo storico. Ecco Maccà riferire nella sua "Storia del territorio Vicentino", di aver visto durante la sua visita il Castello di Brendola "assai in cattivo stato", alcun, pezzi di mura e una torre "benche non intera", poco piú che un rudere.

- Nel 1850 riferisce il Morsolin che all'incirca a quest'epoca vengono effettuati scavi ricognitivi con la scoperta di scheletri umani, spingarde , balestre, cannoncini e casse di polvere da sparo.

- Nel 1934 il Comune acquista l'immobile dal signor Isidoro Bedin. La famiglia di questi possiede il sito dal1909. Alla famiglia Bedin restano gli spazi ai piedi della cinta muraria e l'antico tracciato che conduceva all'ingresso. (Vedi “L’acqua: conquista di una comunità

- Nel 1940 durante il secondo conflitto mondiale, la ricerca di oggetti preziosi, allettata dalla leggenda di un tesoro nascosto e di un cunicolo segreto inducono alcuni Brendolani ad effettuare scavi "fai da te", non autorizzati. Vengono alla luce alcune monete, altre armi; viene anche ispezionato il vano esistente all'interno della Rocca.

- Nel periodo 1980-89 la Rocca ha subito un intervento di consolidamento strutturale con l’impiego di mattoni in laterizio, malta cementizia e travi in ferro.

- Il Castello, attualmente, versa in grave e generale stato di abbandono.

UNA PROPOSTA

vorrei segnalare i lavori da attuare per il ripristino parziale del castello, alcuni urgenti, altri da realizzare nel tempo.

L' immagine del castello diroccato, negli ultimi decenni, é stata utilizzata da varie associazioni; sportive, culturali, ricreative, creditizie, ecc. perché é visto come simbolo di longevità, di forza, di rifugio e di storia passata del paese, tuttavia il castello e là! Un rudere abbandonato e nulla più.

Riscopriamolo e facciamo in modo che serva alla nostra comunità.

Sarebbe necessario, utile e interessante riprendere l'opera di ristrutturazione iniziata negli anni 80 e limitata al solo consolidamento di parte della torre, della porta d'entrata e con l'edificazione di una muraglia di contenimento nella parte ovest del piazzale. Ora per recuperare questo sito come futuro luogo turistico, archeologico, culturale e sociale, sarebbe opportuno eseguire questi lavori:

- inizierei con la sistemazione del muro di cinta elevandolo all'altezza di circa un metro e mezzo (come era negli anni 40); ora questo muro é in condizioni pessime, addirittura in alcuni punti manca totalmente con grande pericolo per i visitatori, considerato lo strapiombo esistente in quel punto

- chiuderei con un portone di solido ferro l'entrata della stradina che conduce al piazzale superiore, per far si che non si possa assolutamente accedere al castello se non per quel portone.

- inoltre sarebbe opportuno sradicare il piú possibile l'edera e tagliare i rami delle piante attorno alla torre, che distruggono la muratura. Attualmente il Comune provvede solo a tagliare l'erba nel piazzale superiore.

- sarebbe necessario illuminare con una luce piú adeguata anche i lati del castello che guardano verso le zone di S. Valentino e Goia.

- in un secondo momento rimuovere tutto il materiale che si é accumulato sul piazzale in modo da arrivare alla base dello stesso, cosi da vedere l'eventuale selciato e le fondamenta o murature delle abitazioni interne. Operazione che in questi 500 anni non si é mai realizzata. Le pietre recuperate per lo scavo del piazzale (e saranno molte) possono anche servire alla costruzione della mura di cinta di cui sopra.

- proporrei successivamente, per la parte che riguarda la torre, di mettere una piccola cancellata che accompagni le scalette che portano all'ingresso della torre stessa, di sistemare la muratura dalla parte nord, di rifare la copertura della torre secondo l'ipotesi originale. Rifare i solai dei piani di alloggio nella torre stessa, mettere le scale tra un piano e l'altro in modo da poter visitare la cima della torre e godere del panorama a 360°.

- metterei un portone in legno sul lato est sulla porta d'entrata originale del castello visto il pericolo dato dalla mancanza della strada di accesso originale, o in alternativa rifare la vecchia strada di accesso, purtroppo distrutta fin dal 1849 dall'allora proprietario per ricavarne pietra da costruzione, pietra nella quale era intagliata la strada.

- sarebbe bello poter rifare anche il selciato che dal Castello porta alla Chiesa di S.Michele cosi come era in origine,( ora ne restano solo dei piccoli tratti) e risistemare la parte nord del muro di cinta dove esiste ancora un tratto di camminamento delle guardie.

- risistemare e levare i detriti dalla vasca cisterna che serviva come riserva d'acqua; certamente i castellani si servivano principalmente della fontana del lavo che dà ancora acqua molto copiosa e che si trova 500 m, piú in basso nella contrà omonima.

La sistemazione dell'area castellana permetterebbe di rivalutare il castello alla stregua di quello di Montecchio Maggiore e di altri più famosi», di adibirlo a svariate funzioni turistiche, culturali e sede di altre manifestazioni come la riedizione della festa dell'uva (che si faceva negli anni 60), oltre al godimento del sito panoramico. Mentre stiamo lavorando apprendiamo di un piccolo stanziamento per il recupero da parte dell’Amministrazione Comunale: speriamo che questa pubblicazione stimoli ulteriormente l’impegno.

Bibliografia

Cabianca e Lampertico , Storia di Vicenza

Morsolin Bernardo, Ricordi storici di Brendola

Mantese Gaetano, Memorie storiche della Chiesa Vicentina

Maccà G. , Storia del territorio vicentino

Perbellini G., Castelli scaligeri

Poloni Laura, La Rocca dei Vescovi

Visonà,Storato, Rossi, Dalla Via, Uno sguardo su Brendola

Ecco come doveva essere il castello secondo una ricostruzione di Giorgio Marenghi.

Ogni Brendolano è invitato a fornire suggerimenti, idee, iniziative e proposte utili scrivendo all’Associazione Laboratorio Brendola e ad attivandosi presso qualsiasi ente istituzionale in grado di realizzare il recupero. Rielaborazione a cura di Visonà Giuseppe su testi di Murzio Arcangela e Zimello Igino.

Stampato in proprio Brendola Dicembre 2005